Mi piacciono molto i cani.

Avevo un alano maschio di nome Zeus (tipico nome da cane mastodontico). Più che un cane sembrava una pantera nera da quanto grosso e muscoloso. Amava fare le passeggiate e giocare. E fin qui tutto bene!

Decido di portarlo a spasso. Camminata tranquilla… troppo tranquilla, quasi con passo stanco. Raggiungiamo il centro sportivo, ci fermiamo un’oretta e poi decidiamo di ritornare.

Tra me penso: “Se è stanco e si siede mica lo posso portare a casa in braccio”. Zeus passo sempre più lento e svogliato. Non capisco il motivo. Incrociamo un’amica che in lontananza fa jogging con il suo “nanocane”. Dico a Zeus: “Guarda gioia, c’è il tuo amichetto che cor……”.

Zeus alza le orecchie, sguardo fisso e incomincia a galoppare tipo cavallo in corsa sula marciapiede a fianco alla strada. Comincio ad aumentare il passo, corro, galoppo anche io, finché penso che se cadessi sul marciapiede a traino di Zeus mi rovinerei.

Allora, sempre correndo mi sposto a lato nell’aiuola a prato, corro, corro e incomincio a volare. Non riesco a lasciare il guinzaglio.

Finalmente atterro mentre Zeus corre a più non posso per andare dal suo amichetto. Sento qualcosa che mi si rotola addosso ma non capisco, sono intenta a pensare a quale sia la mia fine. Allungo lo sguardo tra le aiuole, l’erba e chissà cos’altro e vedo che la zona verde stava terminando con un bel muretto in cemento. Penso che sia arrivata la mia fine.