Livorno, autostrada

Sono sul lato passeggero e soffro di una malattia cronica autoimmune che in periodi di forte stress mi regala violenti attacchi di diarrea, di quelli che non controlli in alcun modo.

Inizio a star male, divento prima viola per le coliche poi sempre più bianca e imploro mio marito di fermarsi al primo autogrill.

Autogrill che non arrivava mai.

Mi contorco dal dolore, inizio a diventare violenta verbalmente e maledire mio marito perché non trova una piazzola di sosta, poi arriva la piazzola che mi appare come un miraggio, un pozzo d’acqua nel deserto.

Accostiamo, è una piazzola piccola con un solo cespuglio che copre la visuale verso la strada. Scendo al volo e mentre mi slaccio i pantaloni si ferma dietro di noi una famigliola con due bambini e cane.
Loro non devono fare un ca**o, si sono fermati solo per far sgranchire le zampe al cane.

Io tiro su i pantaloni e continuo a cercare con lo sguardo un buco nella rete, un fossato, una montagnola, un qualsiasi posto appartato nei paraggi che non c’è, stravolta dal dolore e conscia che ‘sto cane avrebbe passeggiato per più di qualche minuto (e a me restavano pochi secondi all’espulsione), salgo in auto e urlo a mio marito di partire a tutta birra per trovare la prossima piazzola.

Non la tengo, in preda al dolore lo faccio fermare nella corsia d’emergenza e scendo al volo con mio marito che per evitare la vista del mio cu*o (e del resto) a tutti gli automobilisti in transito, si precipita a circondare il mio perimetro con un asciugamano. Mi inchino e…

“Signori! Tutto bene?”.

Si era fermata la polizia stradale.

Io mi riallaccio un’altra volta bestemmiando dentro, mio marito prova a dirgli che è tutto ok ma che abbiamo bisogno di un minuto di “privacy”. Il poliziotto ci intima di salire immediatamente in auto perché nella corsia d’emergenza ci possono sostare solo le auto guaste o persone in attesa di soccorso medico. Io provo a dire che la mia è un’emergenza medica anche se non ho bisogno di soccorso.

Niente da fare, il poliziotto mi intima di salire in auto se non voglio beccarmi una multa (o una denuncia, non ricordo bene).

Rimontiamo in auto.

Io ormai ho nell’intestino la guerra dei mondi e dopo neanche 15 km ci fermiamo nuovamente nella corsia d’emergenza. Stessa prassi, marito con asciugamano dietro di me, mi accorgo che c’è un palo dietro di noi ma in quel momento il dolore era troppo per preoccuparmene.

Finalmente riesco a fare ciò che devo fare, mi ricompongo e perdo qualche minuto per riprendermi dalle coliche e per dare una lavata all’asfalto con delle bottiglie d’acqua.

Vedo arrivare un’ambulanza seguita dalla stessa pattuglia di polizia di prima.

Accostano con tanto di sirene spiegate e mi domandano di nuovo se ho bisogno d’aiuto. Io imbarazzatissima non so che dire, mi limito a balbettare che è tutto ok e che andiamo via subito, poi chiedo per curiosità al poliziotto: “Ma vi hanno chiamato gli altri automobilisti?”.

Il poliziotto: “No signora, lo vede quel palo? Ci sono le telecamere”.

E niente, ancora oggi mi domando quanti addetti alla sorveglianza mi abbiano visto ca*are in autostrada in diretta.