Mi autodenuncio
Visita dall’oculista, pago, ringrazio e mezza rincoglionita dalle varie lucine e gocce sparate negli occhi mi dirigo all’uscita dello studio. Apro la porta convinta che fosse la stessa che avevo usato per entrare, ma mi ritrovo davanti ad un water, ne apro un’altra vicina e mi ritrovo nello sgabuzzino degli stracci e degli scopettoni. Prima di finire in un universo parallelo, odo il tono perplesso dell’oculista che aveva assistito ai miei tentativi di fuga: “Se la sua intenzione è quella di uscire, deve aprire la porta sulla sinistra”.

Stessa cosa, l’oculista mi aveva detto che nel giro di qualche minuto sarebbe passato l’effetto. Ma io avevo fretta di tornare a casa quindi appena mi sembra un po’ meglio esco e mi dirigo in farmacia per comprare il collirio prescritto.
Era calato il sole, le luci della città sembravano quelle riprese con l’otturatore aperto, scie psichedeliche e fuochi d’artificio. Con grandissima dissimulazione del mio stato raggiungo la farmacia, entro ed era illuminata come San Siro, quindi mi metto le mani in faccia biascicando “aaah la luceee” tipo vampiro, brancicando il bancone per raggiungere la farmacista perplessissima.

A me è successo a casa di un amico, ci stavamo salutando e io mi sono diretto a quella che credevo fosse la porta da cui ero entrato.. Era il ripostiglio. Lui ha taciuto per godersi la scena.